Innovativa, sostenibile, circolare, resiliente, misurata e certificata. Sono queste le parole chiave della “Cantina del futuro”, come recentemente emerso nel corso dell’omonimo roadshow organizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, un percorso itinerante per incontrare le aziende vitivinicole italiane e stimolare un confronto su come queste priorità possano rappresentare, nei mesi e anni a venire, un’opportunità di crescita per il settore del wine.
La prima tappa di questo viaggio ha visto protagoniste realtà industriali che hanno fatto della sostenibilità un impegno concreto. Con il Gruppo SIAD, anche Schneider Electric e Rina, oltre alla Banca del Vino, cooperativa nata con la finalità di costruire la memoria storica dell’eccellenza enologica italiana.
Depurazione delle acque, circolarità e digitalizzazione
Nel corso dell’evento, che si è tenuto nel cuneese, sono stati approfonditi temi chiave per un settore che, all’interno della produzione agricola, ha un ruolo di primo piano nell’economia italiana: dalla certificazione della circolarità alla digitalizzazione, fino al ruolo del gas tecnici e alimentari. “Qual è la potenzialità della depurazione delle acque sull’efficientamento energetico delle cantine?”.
A dare una risposta al quesito, oltre che una più ampia panoramica sulle possibilità garantite dai gas e dalle tecnologie correlate, Luca Bellocchio, Proposal engineering per lo Sviluppo applicazioni del Gruppo SIAD: “Un approccio innovativo alla sostenibilità nel campo della produzione del vino – afferma l’esperto – deve essere di tipo sistemico. Deve essere, al tempo stesso, ambientale, economico e logistico”.
I gas in enologia, risorsa per la sostenibilità
Ogni azienda, concretamente impegnata in questa mission, può portare il proprio know-how. Entrando nello specifico, “la depurazione delle acque in enologia, ancor più che in altri settori, – sottolinea – risponde esattamente alle tre dimensioni della sostenibilità di cui abbiano accennato, dando alle cantine la possibilità di ottimizzare i propri processi, sotto questa triade di aspetti”.
I gas hanno la capacità di minimizzare gli output della produzione vitivinicola, sia per quanto concerne i fanghi sia sul fronte delle emissioni in atmosfera (aerosol, composti organici volatili…). Nel primo caso, azoto e ossigeno hanno la capacità di minimizzare il volume del rifiuto solido, rispetto agli equivalenti sistemi ad aria, aumentando in maniera significativa la capacità di rimozione, con un concreto efficientamento del processo depurativo delle acque reflue. Oltre a ciò, limitano drasticamente le emissioni di gas e di aerosol in atmosfera. E l’efficienza è al massimo, grazie a un tasso di dissoluzione al 90% e al minor impiego di energia”.
Per andare nella direzione della Cantina del futuro, conclude, “oggi è fondamentale che la filiera del vino abbia una prospettiva più ampia e la lungimiranza di capire che le criticità di oggi si stanno già manifestando sull’ambiente e il clima. La tecnologia è il driver per un cambiamento all’insegna di una sostenibilità davvero completa”.